martedì 25 marzo 2008

La scala mobile

La scala mobile è uno strumento di politica di redditi introdotto in Italia nel 1975, quando venne unificato a tutti i settori, in un contesto di politica economia caratterizzato:
dall'accordo storico tra comunisti e DC; dai sindacati che decidono di cooperare con Governo e Confindustria; da una politica monetaria fortemente espansiva dato che l'obiettivo era quello di puntare ad una ristrutturazione dell'apparato produttivo anzichè puntare al controllo dell'inflazione e del tasso di cambio; da una politica fiscale anch'essa espansiva per favorire un certo recupero del profitto delle imprese.
Ma tutto questo mix di politica monetaria e fiscale insieme alla scala mobile non ha fatto altro che generare un processo di inflazione-svalutazione, cioè l'aumento generalizzato dei Prezzi comportava, per effetto della scala mobile, l'adeguamento dei Salari e di conseguenza un aumento dei xcosti per le imprese, che li scaricavano sul prezzo finale del bene o servizio determinando cosi una perdita di competitività a livello internazionale che, a sua volta, richiedeva una svalutazione della moneta per il recupero di tale competività.
Da un punto di vista statistico la scala mobile è uno strumento di indicizzazione dei salari ai prezzi seguendo l'Indice dei Prezzi al Consumo, l'IPC che tiene conto del costo complessivo di beni e servizi acquistati dal consumatore medio, pesando tali beni e servizi in funzione della quantità acquistata.
Nel calcolo dell'IPC viene utilizzato l'indice di Laspeyres che però tende a sovrastimare il tasso d'inflazione, dato che tale indice produce dei valori più alti in fase di aumento dei prezzi, cosi tutto ciò non fa altro che alimentare maggiormente la spirale prezzi-salari-inflazione.
Altro problema era che non si teneva in considerazione l'effettiva produttività del lavoro, che rappresenta anche un indice (di densità), quindi accadeva sempre che un aumento dei salari era al di sopra della produttività e che quindi andava a generare nuova inflazione.
In definitiva l'applicazione della scala mobile ha generato in Italia un tasso di inflazione elevato, tanto da superare addirittura il 20%, sceso poi con il Governo Amato e con l'entrata in Europa.
Tutt'oggi se tale scala mobile venisse reintrodotta creerebbe problemi, dato che in Italia la produttività del lavoro è ancora molto bassa e di conseguenza si andrebbe ad alimentare la spirale inflazionistica.
Altro punto a sfavore è rappresentato dal vincolo europeo, dalla BCE che fissa un tasso d'inflazione al 2% max e quindi con la scala mobile tale vincolo potrebbe non essere rispettato, creando difficoltà anche nell'ambito dell'Unione Europea, che andrebbe ad aggiungersi al problema dell'elevato debito pubblico.
Il punto fondamentale di questo strumento di politica dei redditi è però rappresentato dall'indicizzazione, se si va a considerare il tasso d'inflazione dell'anno precedente allora non si farà altro che reintrodurre ciò che è stato responsabile delle lunghe ondate inflazionistiche degli anni 80; tanto vale puntare direttamente a ridurre l'inflazione.
L'IPC non è che effettivamente va a misurare il vero e proprio costo della vita , che dipende da numerosi fattori non solo materiali o visibili, ma misura solo le variazioni di tale costo; magari cambiare l'indicizzazione, considerando grandezze più reali, come il PIL.

sabato 1 dicembre 2007

Euro si Euro no? Meglio si...








Il mio primo post lo vorrei dedicare ad un argomento che ha cambiato, se vogliamo, la vita di tutti i giorni e fa discutere ormai dal 2002, ossia l'introduzione dell'euro, la moneta unica che circola in 13 paesi europei, tra cui ovviamente l'Italia. Quante volte abbiamo sentito nei supermercati, nei negozi, in ufficio, in banca, in televisione frasi tipo: "ah quanto era bella la lira", "ma perchè siamo passati all'euro", "era mille volte meglio la lira". Ecco, questo è quello che pensa l'italiano medio, che si è visto diminuire il proprio stipendio, o meglio è diminuito enormemente il potere d'acquisto.. se prima con 100 acquistavi 80 ora con quei 100 acquisti 50.. Tutto in parte vero, infatti uno degli obiettivi della moneta unica, quello della armonizzazione del livello dei prezzi in Europa non si è realizzato, anzi. Altro limite, soprattutto in Italia, è stato quello degli scarsi controlli sulla conversione Lira/Euro, infatti molti ne hanno approfittato di tale situazione a scapito dei consumatori.
Personalmente poi avrei preferito anzichè la moneta da 1 Euro (o 2 €) la banconota, anche se ciò rappresenta più un fattore psicologico che economico.. magari con le banconote in portafoglio sarebbe tutto differente e per esempio non "butteremmo via" monete e monetine per acquisti futili..
Ma non regge la considerazione del ritorno alla lira, abbondonare l'euro e tutto il suo sistema arrecherebbe enormi danni all'Italia.
Pensate a cosa sarebbe potuto succedere al sistema finanziario italiano quando è scoppiata la crisi dei mutui subprime in America. Trovarci da soli in un contesto ormai globalizzato, senza una moneta forte qual' è l'euro, sarebbe stato veramente drammatico. Non regge proprio il confronto tra l'euro forte e la nostra vecchia moneta, la cui considerazione a livello internazionale era prossima allo zero. L'euro forte è dimostrato anche dal fatto che le riserve di molti paesi (soprattutto emergenti) sono rappresentate proprio nella moneta unica europea.
Altro problema..L'Italia si caratterizza all'interno dell'UE come un paese a crescita stagnante, e in presenza della Lira e quindi di una politica monetaria decisa a livello nazionale, una via che può essere utilizzata per far aumentare la competitività è quella della svalutazione della moneta.. che da una parte fa aumentare l'export ma allo stesso tempo crea inflazione..fenomeno quest'ultimo che invece è quello che viene monitorato costantemente dalla BCE.
Infine quanti sarebbero i costi da sostenere se tutto il Sistema Italia, dalle banche ai computer dovrebbe essere riconvertito in lire?